Biagio D'Angelo
Recenti traduzioni russe di letteratura italiana


L'interesse della Russia per la cultura italiana non accenna a diminuire, neppure in un periodo di difficoltà economiche come questo, successivo alla perestrojka, che ha significato molti tagli in ambito culturale, universitario ed editoriale d'alto livello. Sulle onnipresenti bancarelle di Mosca, infatti, hanno fatto capolino da tempo best seller americani, gialli e thriller d'azione ispirati alla malavita moscovita di cui abbiamo avuto una piccola eco anche in Italia con il successo di vendite dei noir di Aleksandra Marinina. Pagano il fio di queste operazioni commerciali la letteratura di valore, la ristampa dei classici, le nuove pubblicazioni, le traduzioni.
In questo panorama sconfortante, per fortuna uno spiraglio di resistenza è dato dai cosiddetti tolstye žurnaly (letteralmente, "grosse riviste", che corrispondono alle nostre riviste scientifiche che si occupano di letteratura, filosofia o arte).
Tra queste riviste specializzate, la parte del leone la fa «Inostrannaja literatura» ("Letteratura straniera"), molto probabilmente la migliore tra quelle pubblicate oggi in Russia. La rivista, fondata nel 1891, è un mensile che accoglie le traduzioni integrali, di solito realizzate in tempo relativamente breve, di romanzi, saggi, poesie di tutte le culture; a questa prima parte segue una seconda sezione, meno corposa della precedente, in cui si susseguono articoli riguardanti problemi di teoria letteraria, di teoria della traduzione, di storia delle religioni, interviste a intellettuali, giornalisti, e studiosi internazionali, e altro ancora.
«Inostrannaja literatura» (d'ora in avanti IL) ha da sempre prestato grande attenzione alla produzione italiana, e spesso numeri monografici sono stati interamente dedicati alla letteratura e critica italiana.
Durante il 1998 e l'inizio di quest'anno, IL ha proposto la traduzione di Oceano mare di Alessandro Baricco (n. 1, 1998) nella traduzione di Gennadij Kiselev, uno dei più quotati traduttori odierni, che ha fatto conoscere ai russi molta narrativa italiana contemporanea. In una breve presentazione di Oceano mare, Kiselev definisce Baricco «uno scrittore che non ha rivali nell'attuale panorama italiano per tecnica, stile, ma soprattutto per l'uso magico della metafora». Il giudizio lusinghiero prosegue più avanti: «la "non ordinarietà" letteraria di questo testo (un poema in prosa, più che un romanzo) ha interrotto l'impasse in cui versava la letteratura italiana dopo l'improvvisa scomparsa di Calvino». Il traduttore si affretta a citare i nomi di altri scrittori ben noti al pubblico russo quali Eco, la Tamaro, Malerba, Tabucchi, Busi, ma lascia a Baricco la palma d'onore.
Il numero di settembre della rivista (n. 9, 1998) si apre con una gradevole sorpresa: più di una decina di pagine sono dedicate alla nuova poesia svizzera di lingua italiana. Si tratta di una breve antologia che raccoglie i versi di alcuni poeti come Giorgio Orelli, Alberto Nessi, Fabio Pusterli, nella traduzione di Evgenij Solonovič, uno dei più importanti traduttori di poeti italiani. Sono sue le versioni russe delle liriche di Montale, Ungaretti, Quasimodo, Saba, per dire solo le voci massime del nostro Novecento. Solonovich ci introduce alla lettura dei poeti svizzeri con una domanda lapalissiana: «Che cos'è la Svizzera?». Per tentare di avventurarsi e comprendere l'appartato paesaggio letterario ticinese, è proprio necessario porsi questa domanda.
Nell'immaginario collettivo, continua Solonovič, la Svizzera è l'incarnazione di precisione, stabilità, benessere, di libertà e democrazia; eppure questi poeti che vivono in una sorta di paradiso terrestre, a giudicare dall'esterno, raccontano tormentati complessi, descrivono un isolamento, un'inquietudine, una dissociazione che sono i parametri caratteristici dell'uomo contemporaneo. Il filosofo russo Caadaev scriveva agli inizi dell'ottocento che la Russia era chiamata a dare al mondo un'autentica lezione di vita; Solonovich, nel tradurre i poeti ticinesi, è convinto che la letteratura svizzera, una e quadruplice, sia la più degna ereditiera dell'affermazione di Caadaev.
Infine, il numero di febbraio di quest'anno (n. 2, 1999) presenta, accanto alla traduzione di un saggio di Enzo Biagi, La fine dell'impero (a cura di M. Archangel'skaja) l'attesissima versione russa de L'isola del giorno prima di Umberto Eco, che nel giugno 1998 ha tenuto un brillante triduo sui propri lavori e sulla narrativa contemporanea presso le due università di Mosca, con le aule magne gremite all'inverosimile. Il successo e l'enorme popolarità di Eco in Russia sono largamente dovuti alle pubblicazioni de Il nome della rosa (IL, 1988) e Il pendolo di Foucault (IL, 1995), tutti tradotti da Elena Kostjukovič, fedele e impareggiabile traduttrice dei super eruditi romanzi dello studioso piemontese. La Kostjukovič non è sconosciuta al mercato librario italiano: la giovane moscovita ha curato, infatti, un'interessante antologia di prosa russa contemporanea (Fazil' Iskander, Tatjana Tol'staja, Lidija Ginzburg, tra gli altri) pubblicata nel 1991 presso l'editore Bompiani. Infine, nel recentissimo numero di giugno (IL, n. 6, 1999) sono state pubblicate ben tre traduzioni di opere italiane: si tratta di Seta di Baricco, sempre tradotto dall'ottimo ed entusiasta G. Kiselev; di un racconto di Dino Buzzati, a cura di N. Kulish, e alcuni frammenti dal poema di Parini, Il Giorno, in occasione del bicentenario della morte del poeta di Bosisio Varese, nel cui arduo lavoro di traduzione si è cimentato il già menzionato Evgenij Solonovich.


1999, n. 2

Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 1999

 

 

 

 

 

Free counter and web stats