Guido Michelone
La narrativa di Remo Bassini: quattro romanzi 2002-2007

 

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Sommario
I.
II.
III.
IV.
V.
Il bar come un cinema: Il quaderno delle voci rubate
La "cronaca" nera e rosa: Dicono di Clelia
Perdere la propria identità: Lo scommettitore
Esoterismo, noir e letteratura: La donna che parla coi morti
Bibliografia



§ II. La "cronaca" nera e rosa: Dicono di Clelia

I. Il bar come un cinema: Il quaderno delle voci rubate

«Il bar è come un cinema, solo che il film è a sorpresa. E anche quando non c'è nulla, resta comunque l'atmosfera dell'attesa: qualcosa, da un momento all'altro, può sempre capitare»: queste tre righe potrebbe condensare l'intera filosofia espressa nel romanzo d'esordio di Remo Bassini; Il quaderno delle voci rubate infatti racconta i personaggi, le storie e la vita dei bar di paese, soffermandosi in particolare su un oste e il microcosmo che lo circonda: un piccolo universo animatamente popolato da operai, carabinieri, donnacce, sacerdoti, con una misteriosa scomparsa, che fa da tramite all'intero plot narrativo.
Luca Baldelli, il protagonista del libro, è un sessantenne proprietario di una vecchia osteria con tanti, troppi ricordi. Ricorda infatti il padre, fascista, ma un po' strano, ricorda Maria Giuliana (l'amante del padre) bella, passionale, destinata a una fine orribile, ricorda il nonno, vecchio socialista anche un po' pazzerello.
Anche Luca ha un proprio intenso passato: prima di riaprire il caffè che fu di suo nonno è stato un operaio, iscritto al Partito Comunista: ma ora il rimpianto maggiore, più che la politica è per una donna. Forse per questo motivo in Luca si sviluppa un hobby particolare: trascrive le "proprie" le storie su un quadernetto, redigendo scrupolosamente i pensieri che "ruba" a clienti, passanti, avventori; sono appunto le voci rubate del titolo, che arrivano a comporre una sorta di microsocietà del paesello: felicità e disgrazie, piaceri e dolori, pettegolezzi e momenti di festa.
Nel quaderno delle voci rubate, poco alla volta, trovano posto gli amici di Luca, dal comandante dei carabinieri all'operaio che vive in simbiosi col suo cane, da Teresa la meretrice dal cuore d'oro a Lucia aiutante nel bar, fuggita dal marito e con un passato, senza dimenticare, infine, altri due personaggi: da un lato don Raffaele, il sacerdote coraggioso che scuote le altrui coscienze, dall'altro Carletti, vecchio comandante partigiano, che aiuta Luca nel bar, ma che non sopporta i preti e le puttane.
Si tratta insomma di un ritrovo di una volta, di quelli che di fatto non esistono più, con cose buone da mangiare e da bere e di contorno, gli incontri dei habitués, che frequentano il posto perché quel bar, soprattutto di sera, è come se per loro fosse una seconda casa. Ma un bel giorno nel paese - e all'osteria, dove la vita locale si riflette in toto - succede qualcosa di grave: due persone, all'improvviso, spariscono, non lasciando la minima traccia. E di colpo succede pure un altro fatto imprevedibile: Luca capisce che nel "quaderno delle voci rubate" c'è posto anche per se stesso.
Scrive Claudia Mazzucco nella prefazione: «Se il nostro Luca Baldelli fosse un giovinetto, potremmo chiamare questo racconto un romanzo di formazione. Ma poiché Luca Baldelli ha sessant'anni lo chiameremo appunto un romanzo di formazione. Gli esseri umani, anche quelli più legnosi, proprio come gli alberi non smettono mai di crescere. Grazie a un marchingegno portentoso che si chiama cuore».
Come si legge dunque questo romanzo d'esordio di Remo Bassini? Alla stregua di un film, come già detto, nel senso dello sguardo cinematografico del protagonista medesimo, come ribadisce sempre la Mazzucco: «Luca Baldelli ci presenta a uno a uno i personaggi che sono apparsi sullo schermo del bar di famiglia, ma non in ordine di apparizione. L'ordine lo detta la memoria, con un vai e vieni fatto di flashback in cui dal fondale nero del passato emerge un volto, un personaggio, una battuta che si porta appresso un pezzo di Storia con la Esse maiuscola».

 

§ III. Perdere la propria identità: Lo scommettitore Torna al sommario dell'articolo

II. La "cronaca" nera e rosa: Dicono di Clelia

A tre anni dal debutto letterario, Remo Bassini pubblica il secondo romanzo, di fatto il primo con un editore veramente importante a livello nazionale: Dicono di Clelia. Il libro parte da un fatto per così dire anomalo e inconsueto, ma plausibile e "autentico" nella realtà odierna: un insegnante quarantenne, facendo zapping, nota per caso su una TV privata una compagna d'università nei panni adamitici di volgare spogliarellista. L'uomo, stupito, parte alla ricerca dell'amica, rimossa da quasi vent'anni, intraprendendo così un viaggio a ritroso nella memoria, che diventa anche percorso iniziatico, a sua volta riconducibile a molteplici interrogativi socio-esistenziali.
In parallelo, nel testo, si è subito coinvolti in altre tre-quattro storie che, per buona parte della narrazione alternata, come nel montaggio di un film d'azione, sembrano tra loro estranee, mentre alla fine convergono proprio su Clelia, la protagonista non solo del fugace strip tease, ma dei tormenti amorosi di svariati personaggi. Attorno alla donna e alle vicende, dunque, girano altre diverse figure in crisi, che si incontrano, si lasciano, si rincorrono a volte senza prendersi mai, per scelte più o meno ragionate. È come se si entrasse a piccoli passi in un estremo gioco di coppie e di triangoli, dove fughe, tradimenti, incertezze, abbandoni, sono all'ordine del giorno. Alla fine però tutto si ricompone e tutto resta come prima, sia pur con qualche inquietante interrogativo.
In tal senso l'Autore non ha scritto un'opera sentimentale o consolatoria né tantomeno un giallo o thriller, anche se elementi dell'uno e dell'altro genere vengono coscientemente integrati in una narrazione secca e puntuale, con un discorso esplicito dal sicuro fascino neorealista. Bassini ha invece voluto descrivere e rappresentare il mondo contemporaneo di una assoluta normalità, dietro la quale però si cela la misteriosa psicologia dell'essere umano inghiottito dai vortici della frenesia metropolitana e al contempo dalla noia provinciale.
Ogni personaggio inoltre sembra agire sotto impulsi quasi sempre dolorosi o sofferti, per tentare di cercare qualcosa che non ha o che non ha ancora trovato, magari senza capire esattamente cosa possa essere questo "qualcosa". E alla fine la "cronaca" nera e rosa attorno a Clelia, anch'essa vittima della metropoli e della provincia, del passato e del presente, diventa una metafora della vita nel mondo d'oggi, una vita che può riservare al contempo belle sorprese, amari destini, forse anche problematiche eccessive...

 

§ IV. Esoterismo, noir e letteratura: La donna che parla coi morti Torna al sommario dell'articolo

III. Perdere la propria identità: Lo scommettitore

Giunto al terzo romanzo con Lo scommettitore (edizioni Fernandel, Roma 2006) Remo Bassini si conferma raccontatore di vaglia, personaggio egli stesso attento a narrare soprattutto storie vere o perlomeno credibili o verosimili in un'Italietta che a lui non piace e che vede transitare sotto lo sguardo spesso inflessibile del giornalista castigatore dei costumi sociali e in genere delle brutte abitudini.
In fondo anche lo scommettitore protagonista assolve a un analogo colpito sia pur nei panni dell'antieroe classico (o moderno a seconda dei casi) con quell'alone di pessimismo esistenziale che talvolta diventa anche cosmico. La parte migliore del romanzo, a mio avviso, è proprio quella dello smarrimento dello scommettitore, quando sua sponte decide di perdere la propria identità, talvolta fasulla o forzata, tra cinismo e prevaricazioni: era comunque un'identità sofferta, acquisita sul campo, a livello professionale, non senza sofferenze, attorno al gran teatro della vita.
E nel descrivere la misera, squallida quotidianità di un ex ricco privilegiato, diventato di colpo "nuovo povero" Remo Bassini riesce a fotografare al meglio, proprio nella miseria etica, un'Italia che i media e la gente spesso rimuovono, ma che purtroppo esiste proprio come drammatica realtà sociale. Poi nel finale viene redatto il fittissimo intrigo politico, un po' alla Leonardo Sciascia, dove i giochi del Palazzo si fanno violentemente scoperti.
E su tutto aleggia la descrizione implicita di una provincia sonnolenta, dove la conoscenza da parte dell'Autore di Vercelli appare di molto trasfigurata, ma comunque presente in quanto modello negativo, sul quale congetturare, dietro a una ragnatela di interessi, dove nemmeno uno scommettitore ideale seguace di Clint Eastwood può far nulla o quasi, se non puntare il dito o riaprire il caso. Scritto, come sempre, in uno stile asciutto e pragmatico, Lo scommettitore è un libro che dovrebbe arricchire il dibattito cittadino, facendo magari riconsiderare fatti e misfatti della Vercelli di questi ultimi vent'anni...

 

§ V. Bibliografia Torna al sommario dell'articolo

IV. Esoterismo, noir e letteratura: La donna che parla coi morti

Anna la bella libraia inquieta; Fabrizio l'ispettore parimenti angosciato; Attilio l'anziano onesto carabiniere; e poi ancora Marta, Nunzia, Roberto, Mario, Viviana, Antonio e tanti altri. I primi tre cercano una verità, anche se l'azione del romanzo si concentra soprattutto attorno ai primi due, i quali vivono una love story particolarissima. Anna a giugno viene all'improvviso lasciata da Fabrizio, dopo appena un mese di fidanzamento non consumato. L'ispettore scompare per mesi senza lasciare tracce e la libraia, con l'aiuto del fido carabiniere, decide di improvvisarsi investigatrice e di scoprire dov'è l'amato e cosa si nasconde dietro. Scoprirà una torva vicenda di esoterismo (appunto la donna che parla con i morti) che, quando meno il lettore se l'aspetta, si consumerà tragicamente.
Se c'è una caratteristica che accomuna l'intero corpus narrativo di Remo Bassini è quella di essere spiazzante sul piano dei generi letterari: a maggior ragione, quest'ultima fatica supera magari le tre precedenti quanto a imprevedibilità argomentativa e audacia dialettica e forse, non a caso, risulta al momento la più complessa, la più matura, la più riuscita, in una parola la migliore. La donna che parla con i morti in tal senso non è il giallo o il thriller con cui qualche critico lo ha in fretta bollato, anche se di questi e di altri generi "nobili" (il mélo, il neorealismo, la denuncia sociale) si avvale per ricalcarne le strutture precipue, per adoperarne i modelli affabulatori, per emularne i tratti stilistici, fino a costruire un perfetto marchingegno dal punto di vista della messinscena discorsiva. La donna che parla con i morti è infatti uno di quei romanzi di cui non si riesce a interrompere la lettura, si va avanti con avida curiosità, si ha la voglia di sapere come finisce, anche se l'impulso irresistibile - che appartiene alle opere veramente riuscite - diventa poco alla volta una pacata riflessione tanto sui processi narrativi, quanto su ciò che questi ultimi comunicano.
Al di là dei fatti su Anna e Fabrizio, presentati con gli espedienti classici del giallo e del thriller (ad esempio i coup-de-théâtre a ritmo incalzante), Remo Bassini vuole anche esternare che da un lato il gioco (letterario) non è fine a se stesso, come in molti noir, e che dall'altro tra le righe si può leggere tutto fuorché della facile sociologia; l'Autore, con La donna che parla con i morti, riesce piuttosto a impartire una seria lezione di etica contemporanea, dove la vita ruota attorno ai valori umani e familiari: l'essere, i rapporti di coppia e di parentela, l'amicizia, i sensi di colpa, l'amore domestico, lo scontro generazionale, la pacificazione o al contrario la rottura estrema. Dentro e fuori i personaggi che incarnano la realtà odierna, sembra fondersi la dolorosa commedia umana di Balzac con le nevrosi della civiltà moderna, così come viene riletta e interpretata ad esempio dall'hard boiled school di Chandler e Hammett.
Qualche critico a proposito de La donna che parla con i morti giustamente parla anche di percorso emozionale, nell'accezione del coinvolgimento del lettore in una prospettiva drammatizzante; e per fare questo Bassini tiene il ritmo altissimo, giovandosi, come già detto, di tecniche e stereotipi della magia letteraria, non senza ricorsi più o meno espliciti al linguaggio cinematografico, insomma miscelando flashback e differenti tipologie di io narrante e di point-of-view che di continuo mutano, pur convergendo, dall'inizio alla fine, esclusivamente su Anna: è in fondo il "suo" romanzo, ovvero la "sua" storia, in cui la dimensione privata acquista valore condiviso dei problemi femminili: affetto, sessualità, erotismo, convivenza, gelosia, depressione, tradimento. In più, al di là delle simpatie più o meno confessate dell'Autore per Anna, La donna che parla con i morti possiede un tocco mainstream che potrà anche incontrare le simpatie del grosso pubblico.

 

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V. Bibliografia

  • Remo Bassini - Il quaderno delle voci rubate, Vercelli, Edizioni La Sesia, 2002, pp. 172, € 9,20.
  • Id. - Dicono di Clelia, Milano, Mursia, 2006, pp. 189, € 14,00.
  • Id. - Lo scommettitore, Roma, Edizioni Fernandel, 2006, pp. 189 € 13,00.
  • Id. - La donna che parla con i morti, Roma, Newton Compton Editori, 2007, pp. 238, € 9,90.

 

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Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 2009

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Giugno-dicembre 2009, n. 1-2


 

 

 

 

 

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