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Omaggio ad Aby Warburg (Parol on line - gennaio 1999)

di Cristina Bignardi

[@img#d@]In occasione del primo centenario della istituzione del Museo Civico di Palazzo Schifanoia, avvenuta il 20 novembre 1898, è stato promosso a Ferrara, dall'Istituto di Studi Rinascimentali, a cura del Professor Marco Bertozzi, un convegno su Aby Warburg, dal titolo Aby Warburg e le metamorfosi degli antichi dei, nelle giornate di giovedì 24, venerdì 25 e sabato 26 settembre 1998. Nella cornice del "cosmo incantato di Schifanoia" studiosi di fama internazionale si sono incontrati per celebrare Aby Warburg, il noto studioso tedesco, a cui si deve la prima grande interpretazione del ciclo di affreschi del Salone dei Mesi, voluto dal duca Borso d'Este (1469-70).

Aby Warburg (1866-1929) è lo studioso, che con le sue ricerche sul simbolismo, sulla mitografia e sull'astrologia, ha rivitalizzato, agli inizi di questo secolo, la storia dell'arte; grazie agli impulsi originali venuti dai suoi studi sono nati importanti e nuovi indirizzi di ricerca, come l'iconologia, che ha avuto tra i suoi cultori Fritz Saxl ed Erwin Panofsky. Nato ad Amburgo, primogenito di una ricca famiglia di banchieri, ben presto Warburg si distaccò dagli interessi finanziari della famiglia per dedicarsi allo studio dell'arte. Costante nella sua vita di studioso fu l'interesse per il Rinascimento, in modo particolare per il significato del paganesimo antico e delle sue forme simboliche per la cultura rinascimentale. Il metodo con cui egli si poneva nello studio di un'espressione artistica, che poteva essere un celebre quadro come un oggetto appartenente alle cosiddette "arti minori", fu caratterizzato da un rigoroso approccio filologico ("Il buon Dio alberga nel dettaglio" era il suo motto preferito) unito ad una lettura interdisciplinare dell'opera d'arte, per cui, ricorrendo all'aiuto delle più svariate discipline, dalla letteratura all'astrologia, alla scienza delle religioni, l'oggetto da indagare veniva collocato in una prospettiva più ampia ed esaustiva. Da questo originale metodo scaturì, nel 1912, il celebre saggio sugli affreschi di Palazzo Schifanoia [Arte italiana e astrologia internazionale nel Palazzo Schifanoja di Ferrara], dove, dovendo ricorrere all'astrologia e alla sua tradizione, tramandata nei secoli, egli riuscì ad interpretare le complesse figure dei decani, elementi astrologici di origine egizia, immagini che fino ad allora nessuno era riuscito a ricollegare agli affreschi.

Si cercherà, in questa sede, di tracciare un rapido quadro di alcuni dei temi esposti durante il convegno, per i quali si è ottenuta una documentazione sufficiente; per una conoscenza più approfondita di tutte le relazioni tenute dagli studiosi intervenuti, si rimanda alla pubblicazione degli Atti su "Schifanoia", la rivista dell'Istituto di Studi Rinascimentali (Ferrara), pubblicata dall'Editore Panini.

Immagine 1Marco Bertozzi, dell'Università di Ferrara e curatore del convegno, nel suo intervento ha presentato una nuova ipotesi sulla possibile identificazione del primo decano dell'Ariete, del mese di marzo, il cosiddetto "vir niger"; com'è noto, Aby Warburg diede un'interpretazione quasi ossessiva di questa figura, identificandola con la costellazione di Perseo. Bertozzi, richiamandosi ai più noti trattati di astrologia dell'antichità (dell'arabo Albumasar, di Manilio, di Teucro, di Firmico Materno), ha presentato una nuova lettura dell'origine del "vir niger" di Palazzo Schifanoia ed una plausibile identificazione di tale figura (vedi il catalogo della Mostra "Il cosmo incantato di Schifanoia", a cura di Cinzia Fratucello e Christina Knorr, pp. 67-69).

Giovanni Careri (Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Paris) ha messo in evidenza come le ricerche di Warburg sul mito e sulle feste fossero inserite in un ideale dialogo tra la cultura e la vita: mito e feste sarebbero le forme intermedie attraverso cui si realizza questo dialogo; l'arte, per Warburg, sarebbe una delle più significative di queste forme. Lo studio di tali forme, che secondo Warburg poteva risultare pericoloso per la stabilità psichica degli studiosi a causa del potenziale emotivo insito in esse, portò lo studioso tedesco ad evidenziare due questioni: 1) nel Rinascimento assistiamo, grazie al recupero delle formule antiche del pathos (pathosformenln), ad una rinascita delle pulsioni arcaiche; 2) si rendeva dunque necessario analizzare le Pathosformeln e i riti attraverso cui esse si manifestano. Careri ha esemplificato la ripresa del discorso sulle formule antiche con un dipinto del Tintoretto, La morte di Clorinda (1595), dove le Pathosformeln del Tasso sulla morte di Clorinda vengono tradotte dal linguaggio patetico al linguaggio cristiano: Tancredi assume le valenze dell'uccisore, amante, messaggero divino che porta il battesimo; Clorinda racchiude in sé le valenze del guerriero morto, della donna violata, della martire cristiana, della convertita; a livello iconografico, nella figura di Clorinda rivive l'archetipo del Galata morente tradotto nel linguaggio cristiano dell'estasi.

Maurizio Ghelardi (Scuola Normale Superiore di Pisa) ha insistito sui rapporti che legarono Warburg a Franz Boll, il celebre filologo che, nel suo testo Sphaera (1903), aveva ricostruito la storia dell'astrologia del mondo antico. Fu grazie a Boll che Warburg riuscì ad interpretare le complesse immagini dei decani. Ghelardi ha ricordato l'importanza della Biblioteca di Warburg (ora a Londra, l'opera a cui egli tenne di più nella sua vita): essa, agli occhi del suo creatore, era una sorta di "museo" per l'orientamento della storia spirituale (Orientierung); l'astrologia, ha osservato Ghelardi, vi occupa un posto assai rilevante, essa non è una mera pratica da rotocalco, bensì ha un posto molto importante nella storia della cultura, come Warburg sosteneva con convinzione.

Salvatore Settis (Scuola Normale Superiore di Pisa e Direttore del Getty Research Institute for the History of Art and the Humanities, Los Angeles) ha centrato il suo intervento sul viaggio compiuto da Warburg nel Sud-ovest americano nel 1895-1896. Warburg mostrò un grandissimo interesse per le bambole Katchina (bambole rituali degli indiani Pueblo), alla stessa maniera in cui lo mostrarono etnologi dell'inizio di questo secolo ed eminenti artisti, come Nolte e Mann. In Warburg questo interesse si associava al fatto che egli considerava l'America, meno toccata dalla cultura europea, una sorta di laboratorio, dove poter analizzare il processo di recupero di passate forme culturali. In particolare, secondo Settis, Warburg credeva di aver trovato tra gli indiani Hopi risposte ai seguenti punti: a) sopravvivenza e rinascita dell'antico; b) rapporto tra gli aspetti performativi del rituale e il mito; c) ruolo della creazione artistica nella storia della cultura. Warburg si recò tra gli indiani d'America come storico dell'arte per comprendere il fenomeno artistico e la sua origine, interessandosi in modo particolare alle forme ornamentali. Nei Pueblo egli cercò, ha sottolineato Settis, il rapporto tra la loro arte e il loro passato pagano, dopo il processo di cristianizzazione avvenuto nei secoli precedenti. Warburg diresse la sua attenzione sulla ceramica, che tra gli Hopi era arte femminile; una celebre ceramista Hopi, Nampejo aveva rielaborato motivi antichi, ispirandosi a frammenti di ceramiche trovate in una sorta di "Pompei americana", risaliente al periodo precristiano degli Hopi. Per Warburg, il recupero di forme pagane attuato dalla ceramista Hopi era del tutto simile a quello realizzato dagli artisti rinascimentali in rapporto alle forme della grecità classica: l'artista rinascimentale, come l'artista indiana, usava le formule del passato, con la loro carica simbolica ed emotiva, per esprimere il presente. Settis ha sottolineato la grande importanza del rituale, grazie al quale si riescono a comprendere i simboli usati nella ceramica ("Il rituale del serpente", a cui Warburg ha dedicato l'omonimo saggio, chiarisce la valenza simbolica dei serpenti raffigurati sulle ceramiche). Settis ha concluso affermando che l'intento di Warburg era quello di capire la storia d'Europa attraverso la storia degli indiani americani.

Josèphe-Henriette Abry (Università di Lyon) ha sicuramente presentato l'intervento più stupefacente per gli studiosi del simbolismo astrologico. La studiosa ha mostrato le immagini delle tavolette astrologiche (risalenti al II secolo d. C.) e ritrovate nel 1967 a Grand, città nel nord della Francia; nell'antichità, pellegrini e malati si recavano al tempio di Apollo, antico e riconosciuto luogo di culto, per chiedere responsi e vaticini; sembra che persino Caracalla e Costantino si fossero recati in questo importante centro di culto. Le tavolette, coeve della celebre Tabula Bianchini (II secolo d. C.), sono di piccole dimensioni (cm. 14 x 19), in avorio, probabilmente strumenti di consultazione di qualche astrologo alessandrino, giunto fino al Nord della Francia. Il loro ritrovamento è avvenuto per puro caso: furono ritrovate, durante gli scavi, spezzate in 180 pezzi, dunque volutamente distrutte. A differenza della Tabula Bianchini (di cui ci restano solo alcune parti) esse presentano un'iconografia completa dei trentasei decani. Sicuramente di origine egizia, esse presentano anche i nomi, in lingua greca, dei singoli decani, nomi che potevano essere invocati da malati e sofferenti.

Immagine 2Da questo breve panorama degli interventi presentati al convegno, si dimostra che l'interesse per Warburg e le sue ricerche è ancora molto vivo, da parte di studiosi provenienti da discipline diverse, confermando così la fecondità di un metodo che trova il suo campo d'indagine nell'interpretazione di uno dei fenomeni più complessi dell'attività simbolica: il significato dell'espressione artistica per la nostra storia della cultura.

Elenco dei relatori.

Anna Maria Visser Schifanoia e il centenario del Museo.

Andrea Emiliani Una storia museale: Schifanoia.

Nicholas Mann Le metamorfosi di Aby Warburg.

Salvatore Settis Un Rinascimento indoamericano. Aby Warburg nei villaggi Hopi e Hano.

Charlotte Schoell-Glass Aby Warburg's Late Comments on Symbol and Sign in the Bilderatlas.

Giovanni Careri Pathosformeln: Aby Warburg e l'intensificazione dell'immagine.

Ranieri Varese Immagini equivalenti - copie ed originali.

Reihard Brandt Quadri filosofici: Raffaello, Il sogno di Scipione; La scuola di Atene; Giorgione, I tre filosofi.

Michele Ranchetti Esegesi religiosa e interpretazione critica: Lutero, Melantone e Warburg.

Kristen Lippincot Warburg, Saxl, Gombrich e la storia del salone dei mesi.

Wolfang Hubner Decani e paranatellonta del segno zodiacale dei Pesci.

Marco Bertozzi Il funambolo e la sua corda: Aby Warburg e il primo decano dell'Ariete.

Ezio Raimondi Warburg, Justi e la "prima sostanza".

Dorothea McEwan Correspondences: Personal and Zodiacal.

Claudia Cieri Via Riflessioni sull'archivio di Aby Warburg: Strasburgo 1889-1892.

Maurizio Ghelardi Franz Boll e Aby Warburg.

Silvia Contarini Tra folclore e scienza dell'arte: le forme del mito in André Jolles.

Philippe-Alain Michaud Qu'est-ce qu'une "Iconologie des intervalles"? Mnemosyne et la question de l'agencement des images et des vides.

Gyorgy Szonyi Warburg's Intuition in the Light of Postmodern Challenges.

Josèphe-Henriette Abry Ancora i decani? Nuove luci dalla più recente bibliografia.

IL COSMO INCANTATO DI SCHIFANOIA

In concomitanza con il convegno di studi internazionale dal titolo "Aby Warburg e le metamorfosi degli antichi dei" sono state inaugurate a Ferrara due importanti mostre dedicate alle ricerche di Aby Warburg.

La prima mostra, dal titolo "Il cosmo incantato di Schifanoia. Aby Warburg e la storia delle immagini astrologiche", è stata promossa dai Musei Civici di Arte Antica e dall'Istituto di Studi Rinascimentali, con la collaborazione del Warburg Institute di Londra. La mostra, divisa in otto sezioni, è stata curata da Cinzia Fratucello e Christina Knorr. Troviamo qui esposte: lettere autografe, schizzi, quaderni di lavoro, diari, appunti, documenti, che permettono al visitatore di addentrarsi nella logica del metodo iconologico. La prima sezione della mostra, Quaderni di lavoro, contiene le pagine autografe con il celebre saggio del 1912; la seconda sezione, L'enigma della fascia mediana. Le interpretazioni prima di Warburg, contiene gli apporti critici lasciati su Schifanoia prima del lavoro di Warburg; tra di essi, quelli di Adolfo Venturi, Avventi e altri. La terza sezione, Il collezionismo di Aby Warburg e le riproduzioni di Schifanoia nel primo novecento, presenta tutta una serie di riproduzioni degli affreschi, le copie di Giuseppe Mazzolani, le fotografie, le copie dipinte da Yperman, la corrispondenza con il bibliotecario Giuseppe Agnelli. La quarta sezione, intitolata Aby Warburg e Franz Boll: un'amicizia stellare, è dedicata al vivace interscambio culturale e all'amicizia che vi fu tra i due studiosi; fu grazie al testo di Boll, Sphaera, che Warburg riuscì a collegare i decani agli affreschi di Palazzo Schifanoia. La quinta sezione, dal titolo Trasmissione e metamorfosi di immagini e idee nell'astrologia del Salone dei Mesi, presenta tutto l'iter compiuto da Warburg nello studio dei trattati astrologici arabi, indiani, latini e medievali. La sesta sezione è dedicata a Pellegrino Prisciani, "L'erudito ispiratore" del programma iconografico degli affreschi, l'astrologo di corte ai tempi di Borso d'Este, studioso erudito che elaborò il programma del salone dei Mesi. La settima sezione, intitolata Il programma erudito in un fugace schizzo, contiene una serie di schemi sul programma astrologico degli affreschi; tra questi disegni, la Sphaera Prisciani, eseguita da Mary Hertz Warburg, la moglie di Aby Warburg. L'ottava e ultima sezione, "Il magico Perseo". Il dettaglio di una vita, è dedicata alla costellazione omonima in cui Warburg pensò di riconoscere il primo decano dell'Ariete; il "vir niger", di cui egli teneva una foto sul suo tavolo come talismano, dopo un lungo periodo di degenza, a causa della sua malattia mentale. L'importanza di questa mostra è dimostrata dal fatto che essa presenta per la prima volta documenti di lavoro di Warburg, che escono per la prima volta dagli archivi del Warburg Institute di Londra; grazie a questo importante evento, è stato possibile mostrare le modalità con cui Warburg aveva iniziato lo studio del simbolismo astrologico.

La seconda mostra, dal titolo Fotografie alla frontiera. Aby Warburg in America 1895/1896, consiste in circa 80 fotografie scattate dallo stesso Warburg durante il viaggio che lo aveva portato tra gli indiani d'America. Curata da Benedetta Cestelli Guidi e promossa dal Warburg Institute di Londra, la mostra offre uno straordinario spaccato dell'America che conobbe Warburg alla fine del secolo scorso; le istantanee offrono le immagini che colpirono l'animo dello studioso e aiutano a capire l'impostazione "etnologica" con cui egli si avvicinò alla storia dell'arte. Dopo Ferrara, la mostra avrà tappe europee ed americane.

Per informazioni sulle mostre:

Musei Civici di arte Antica

Palazzo Schifanoia

via Scandiana, 25 44100 Ferrara

tel. 0532 620338

fax. 0532 740685

e-mail:arteantica.comfe@fe.nettuno.it

www.comune.fe.it/isr

 

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