Le cinéma au rendez-vous des arts. France, années '20 et '30.

Nel 1995, la Bibliothèque nationale de France ha organizzato, per la prima volta, una mostra sul cinema, con una duplice finalità: da un lato affrontare la storia del cinema da un punto di vista interdisciplinare – in genere trascurato in questo ambito di ricerca – dall'altro mostrare documenti rari e preziosi sulla settima arte, disseminati nelle sue collezioni, in gran parte sconosciuti e mai proposti al grande pubblico. Nel pieno degli sconvolgimenti della Prima guerra mondiale, gli scrittori, gli artisti e gli intellettuali, spesso della giovane generazione, scoprono nel cinema potenzialità espressive insospettate. Tra cinema e le altre arti si instaurano rapporti e si sviluppano influenze reciproche, che raggiungono la loro pienezza negli anni Venti e contrassegnano di conseguenza tutti i processi di creazione, soprattutto dell'avanguardia, che vede nel cinema l'utopia di un'arte nuova, necessariamente moderna. Negli anni Trenta, in seguito ad un progressivo ritorno all'ordine ed al ristabilirsi delle gerarchie, queste relazioni si trasformano per normalizzarsi, prendendo le distanze dalle aspettative, spesso deluse, del decennio precedente. La mostra della Bibliothèque nationale de France era divisa in quattro sezioni precise: cinema e letteratura – che sarà l'oggetto di questo discorso –, cinema e musica, cinema ed arti decorative, cinema e spettacolo. Negli anni successivi alla sua messa a punto, nel 1895, il cinematografo, nuova tecnica della riproduzione in movimento, assume uno statuto ambiguo, a metà tra l'attrezzatura scientifica e lo strumento di evasione popolare, cosa che rende difficile la sua valutazione. Tuttavia, a poco a poco, comincia a delinearsi un linguaggio cinematografico, che acquista rapidamente una propria complessità espressiva ed una potenzialità emotiva. La guerra del 1914-1918; assume un ruolo decisivo nella scoperta di questo nuovo linguaggio da parte di un pubblico più vasto e diversificato; film come Intolerance di D. W. Griffith, Forfaiture di Cecil B. De Mille, s soprattutto i film di Charlie Chaplin costituiscono per molti delle vere e proprie rivelazioni: è nata un'altra arte. Guillaume Apollinaire vede nel cinema l'incarnazione di una nuova forma di lirismo, la sintesi delle arti, l'unione di macchina ed arte, di cui parla nella famosa onferenza-manifesto del 1917, L'Esprit nouveau et les poètes. I rapporti fra scrittori e cinema si inscrivono in tre tipologie principali: la redazione di sceneggiature, di libri ispirati dal cinema, e infine la realizzazione di film. Blaise Cendrars è senza dubbio la personalità di spicco di questo movimento di adesione degli scrittori al cinema, in tutte le sue forme, poiché egli diventa ad un tempo autore di sceneggiature – La Perle fiévreuse –, e di testi ispirati dal cinema, entra in contatto col mondo della produzione, in Francia e all'estero, e soprattutto sensibilizza entusiasticamente molti dei suoi amici (in particolare pittori) alla nuova arte. Molti scrittori importanti, affascinati dalle possibilità espressive di un nuovo stile letterario o di una nuova forma di scrittura offerti dal cinema, ci hanno lasciato diversi manoscritti di sceneggiature, che sono riusciti talvolta a realizzare. Tra gli autori di sceneggiature: Antonin Artaud – La Coquille et le clergyman (Germaine Dulac, 1926) -, Joseph Delteil – La passion de Jeanne d'Arc (Carl Th. Dreyer, 1928) –, ma anche Jules Romains – L'Image (Jacques Feyder, 1924) –, André Gide, Roger Martin du Gard... Negli anni Trenta, paradossalmente, il cinema parlato non attira altrettanto gli scrittori: il lavoro per il cinema assume un carattere meno sperimentale, ma più professionale e lucrativo. Jacques Prévert si definisce un «rimpagliatore di soggetti», mentre altri adattano le loro opere per lo schermo. Scrivere per il cinema presuppone un nuova forma di scrittura, più visiva, più diretta, tutta giocata sulla rapidità e la simultaneità, che molti poeti e romanzieri adottano, allontanandosi dalla speranza della trasformazione in immagini animate. La sceneggiatura diventa un genere letterario apprezzato, fonte di ispirazione in particolare per i membri del gruppo surrealista. La stretta associazione di testi immagini, in aperto conflitto con la pratica tradizionale dell'illustrazione, spinge alcuni fino alla realizzazione di veri e propri «film su carta» ed induce ad una certa audacia grafica: il cinema esercita la sua influenza non solo sull'evoluzione della scrittura letteraria, ma anche su quella dell'arte del libro moderno illustrato. La fin du monde filmée par l'archange N. D. di Blaise Cendrars e Fernand Léger (1919), Bounjour cinéma di Jean Epstein (1921), La Révolte des machines Roman Rolland e Franz Masereel sono alcune delle opere nate da queste ricerche. Benché entusiasti, ma in genere all'oscuro delle nozioni di tecnica ed economia cinematografica, alcuni autori cercarono di diventare registi o produttori, per dare vita ad un cinema francese di qualità, come testimonianza l'avventurosa esperienza del Film Parlant Français di André Gide, o ad un cinema d'avanguardia o surrealista. Nel 1939, André Malraux, già influenzato nella sua opera letteraria dal cinema e dal procedimento del montaggio, sperimenta quella che egli stesso definì una «nouvelle façon d'écrire», realizzando L'Espoir, nel pieno dei rivolgimenti della Storia. Litografie, edizioni illustrate, manoscritti, carteggi, fotografie, opuscoli e programmi, incisioni, evocavano questa storia complessa, ambigua, continuamente in via di evoluzione tra reale e virtuale. Un catalogo di 223 pagine, riccamente illustrato, è stato pubblicato a cura della Bibliothèque nationale de France.

Emanuele Toulet [Traduzione italiana di Anna Frabetti]

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2000, n. 1-2